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L'appartenenza al gruppo richiede atteggiamenti fondamentali
Per far parte del gruppo liturgico è indispensabile sentire interiormente un impulso o vocazione: volere servire e aiutare la comunità. Vocazione che andrà gradualmente maturando col passare del tempo e andrà manifestandosi sempre più solida e consapevole. Appartenere al gruppo liturgico non è una moda, né serve per brillare davanti all'assemblea, né è una concessione soprattutto ai laici, ma una vocazione di servizio. Vocazione che esige dedicare generosamente un po' di tempo, impegnarsi a realizzare alcune funzioni nelle celebrazioni liturgiche e mettere a disposizione della comunità i doni ricevuti dal Signore. Tratto da: Tratto da: Animación litúrgica - JOAN M. CANALS, “El equipo de la animación Litúrgica”, tradotto e curato da Mauro Bertini.
Per il buon funzionamento del gruppo di liturgia conviene che tutti i membri siano consapevoli di alcuni atteggiamenti fondamentali, quali:
1. Lo spirito di servizio
La persona che appartiene al gruppo liturgico deve essere convinta che esercita una funzione disinteressata a favore dell'assemblea liturgica. Il suo servizio consiste nell'aiutare a comprendere, partecipare e vivere il meglio possibile il mistero che si celebra nelle azioni liturgiche. Deve tenere in mente lo spirito delle parole di Gesù quando disse: "il Figlio di Dio è venuto per servire e non per essere servito". Lo spirito di servizio porta con sé la disposizione di superare le difficoltà che possono sorgere nel gruppo. Si cercherà di trovare nel dialogo la verità e la comprensione. Sarà necessario non imporre agli altri i propri criteri personalisti per non rompere lo spirito di comunione.
2. Lo spirito di comunione
Tutte le azioni della Chiesa sono segnate da un profondo senso di comunione. Se nella liturgia si celebrano i misteri che uniscono, è naturale che tra tutti gli attori dell'animazione deve regnare lo spirito di comunione. Questo spirito si manifesta quando si programma e si coordina, e quando si esercitano le varie funzioni nelle celebrazioni. È confortante sentire a volte all'uscire di una celebrazione questa frase: "tra voi si percepisce un vero gruppo unito e organizzato". E' un elogio, e allo stesso tempo, una testimonianza del gruppo davanti all'assemblea liturgica.
Lo spirito di comunione che deve regnare tra i membri del gruppo si estenderà anche agli altri gruppi che lavorano in varie attività della parrocchia o della chiesa. Il gruppo di animazione liturgica non può restare isolato o considerarsi l'unico. Ogni gruppo secondo le circostanze deve provare a cercare i meccanismi per stabilire relazioni con tutti i gruppi parrocchiali.
3. Essere partecipante prima di essere attore di animazione
Chi esercita un servizio o una funzione nella celebrazione è un membro attivo dell'assemblea la quale serve. Non esercita la sua funzione perché i fedeli cantino e recitino, ascoltino e celebrino il mistero o per fare commenti, ma perché lui sia il primo a partecipare nel canto, nella preghiera, nell'ascolto e in tutta la celebrazione. L'attore dell'animazione non può restare fuori dalla partecipazione e pretenderla dall'assemblea perché preghi e celebri. Egli è partecipante attivo e, allo stesso tempo, attore di animazione.
4. Conoscere la comunità
Il gruppo di animazione liturgica perché possa compiere la sua missione è indispensabile che conosca l'assemblea liturgica: il suo ambiente sociale, la sua cultura e il suo linguaggio, le sue realizzazioni e tensioni, i suoi problemi e speranze per evitare nell'esercizio delle sue funzioni, la marginalizzazione di alcune persone o esigere dall'assemblea di più di quanto possa dare.
Esiste oggi un pluralismo non solo nella cultura, ma anche nella confessione della fede e nella pratica religiosa che obbliga a tenere in considerazione la graduazione della fede di coloro che formano l'assemblea. Tutti sono chiamati a partecipare, a confessare la fede, a pregare e ringraziare, però non tutti cercano Dio nello stesso modo, né tutti vivono la fede con la stessa intensità. Questa varietà richiede da parte del gruppo di animazione liturgica una conoscenza delle assemblee per aiutare tutti a crescere nel cammino della fede.
5. Voler migliorare le celebrazioni
Negli ultimi anni persone di buona volontà hanno esercitato certe funzioni nelle celebrazioni. Hanno fatto un grande servizio e meritano una lode e riconoscimento per la loro volontà, disponibilità e generosità. Ma ciò non impedisce l'identificazione di carenze nelle loro attività davanti all'assemblea. Ci sono lettori che leggono bene, però non sono comunicatori della Parola o non conoscono le tecniche del suono. Ci sono anche direttori del canto e organisti specializzati, ma non sono a conoscenza della normativa e dello spirito liturgico. Ci sono anche presidenti ai quali manca il senso liturgico della presidenza o non conoscono le possibilità che offrono i libri liturgici per una maggiore partecipazione dell'assemblea. Quando si esercitano funzioni nelle celebrazioni liturgiche in modo casuale o si lasciano alla semplice improvvisazione spontanea, queste danno l'impressione di mancanza di preparazione. L'improvvisazione deve scomparire nelle celebrazioni liturgiche a beneficio di una adeguata preparazione. Non si tratta di compiere una funzione, ma di realizzarla con una preparazione consapevole e tecnica, con una capacità umana e comunicativa, e con sensibilità e spirito liturgico. Le parole e i gesti, i simboli e i riti, i movimenti hanno il loro significato e come tali devono apparire. L'animatore ha la missione di aiutare a scoprire e apprezzare la loro verità e autenticità. L'animatore realizza una funzione iconica , deve condurre verso la realtà simbolizzata o significata.
6. Conoscenza delle leggi della celebrazione liturgica (approfondimento nel prossimo capitolo)